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L’ISLAM IMPONE LE SUE REGOLE TRA LA NOSTRA SUPERFICIALITA’ E MISERIA CULTURALE




Cari Amici e Nemici,

dopo il caso, squallido e gestito male, di Pioltello, avevo previsto che, dato questo precedente, le richieste di sospensione delle lezioni per il Ramadan sarebbero aumentate da parte delle comunità musulmane. Ricordiamolo, il consiglio dell’istituto comprensivo di Pioltello aveva deciso di sospendere le lezioni in occasione della chiusura del Ramadan, data la numerosa presenza di studenti di fede musulmana nelle classi. Anche l’Università di Siena, poi, chissà come mai, aveva deciso di sospendere le lezioni il 10 aprile, la data appunto della fine del Ramadan. Pure al Politecnico di Milano, anche qui, chissà come mai, gli studenti musulmani chiedono la stessa cosa mentre si è visto altrove simili richieste anche in altri atenei italiani. Studiare no, eh? Chi paga le rette universitarie a questi “studenti modello”?

 

Il direttivo dell’associazione studenti musulmani del Politecnico di Milano (ASM Polimi) ha così motivato la richiesta: «Avere un giorno di vacanza ci permette di celebrare le nostre festività in modo adeguato, perché in ogni caso non andiamo a lezione e le classi rimangono vuote dato che ormai la componente musulmana è veramente grande anche negli atenei, promuovere la sospensione delle lezioni in queste occasioni non solo favorisce la coesione sociale, ma anche il rispetto reciproco e la comprensione interculturale, pilastri fondamentali di una società democratica e pluralista». Capito?

 

Questi “studenti”, quindi, più che studiare, si appellano ai cosiddetti “nostri” valori come la democrazia, il pluralismo e la laicità, che però non si trovano dentro la civiltà musulmana. Mi chiedo che se avessimo fatto noi, cattolici, una cosa del genere a casa loro, cosa sarebbe successo...

 

Studiosi dell’islam, coma Marie-Thérèse Urvoy o Remi Brague, hanno spiegato in modo chiaro che questi concetti sono estranei all’islam per il quale non può esserci distinzione tra comunità politica e comunità musulmana (Umma), le disposizioni del Corano o i detti e i fatti di Maometto vanno intesi e interpretati alla lettera, senza la mediazione di una ragione naturale o di una coscienza civica, tra la legge coranica e la legge civile non c’è distinzione, gli uomini non sono tutti sullo stesso piano essendoci differenze qualitative tra musulmani e non musulmani o tra uomini e donne. Possibile che i politici non lo capiscono?

 

Il tema della comprensione interculturale è estraneo all’islam, perché in quella civiltà religione e cultura sono un tutt’uno, non essendoci distinzione tra ragione e fede. Se questi studenti si rifanno a questi principi a loro estranei è perché esercitano una simulazione lecita [taqiyyd] per i musulmani che vivono in contesti non ancora conquistati e quindi ostili, ma si tratta di principi che essi cancelleranno quando dovessero diventare maggioranza: «L’islam rispetta il potere stabilito, a condizione che il principe sia musulmano» (M-T. Urvoy, Islamologie et monde islamique, Cerf, Paris 2016, p. 54).   

 

Queste richieste dei gruppi musulmani sono appoggiate dalla cultura e dalla politica di sinistra (PD specialmente = Partito Depressi). Anche le bandiere rosse della FLC-CGIL erano presenti al presidio davanti all’Istituto comprensivo di Pioltello, e la segretaria generale di questo sindacato, Jessica Merli, si è appellata all’autonomia degli organi collegiali della scuola per giustificare la decisione, incauta e stupida, circa il Ramadan. Mai la CGIL ha detto una parola sull’autonomia degli organi collegiali quando si trattava di applicare la normativa della riduzione delle festività religiose cristiane, dall’Annunciazione al Corpus Domini... Come mai?

 

C’è da chiedersi come mai la politica di sinistra voti musulmano. I motivi sono due, e sono reciproci. Dare spazio alle “altre” religioni, qualsiasi esse siano e in particolar modo a quella islamica che esprime più di altre una propria identità forte, serve a mettere in difficoltà la presenza pubblica della Chiesa cattolica. Più spazio all’islam significa meno spazio al cattolicesimo. Per la sinistra il pluralismo religioso è la via verso il relativismo religioso, cioè verso l’ateismo politico. Però c’è anche il versante da parte musulmana dato che per collaborare bisogna essere in due. Non solo in Italia ma in tutta Europa c’è una intesa di fondo tra neocomunisti e musulmani perché nell’avanzare dei nuovi diritti spinti soprattutto dalle ideologie di sinistra, gli islamici vedono la possibilità di un riconoscimento della loro famiglia patriarcale e poligamica e di tante altre loro convinzioni contrarie alla legge naturale: tutta la sinistra si è mobilitata contro un inesistente patriarcato cattolico, ma non contro quello musulmano. Se ne accorgeranno... e ne vedremo delle “belle”!

 

Su questi temi, però, ho l'impressione che la Chiesa Cattolica è condizionata da una visione molto discutibile di laicità. Parlando ad un Convegno in Vaticano, il 4 aprile scorso, l’attuale “pontefice” ha detto che «Per quanto riguarda il rispetto della diversità, elemento essenziale della democrazia, che deve essere costantemente promosso, il fatto che lo Stato sia "laico" contribuisce molto a creare armonia. Si tratta ovviamente di una sana laicità, che non mescola religione e politica, ma anzi le distingue per il bene di entrambe, e che allo stesso tempo riconosce il ruolo essenziale delle religioni nella società, al servizio del bene comune».


Se il fine è il rispetto delle diversità, allora lasciamo che la diversità ci conquisti senza rispetto. La prima a farlo sarà la diversità islamica, ma forse ancora di più la diversità dell’indifferenza. Anche la blasfema pubblicità di Amica Chips, (possibile che la CEI non ha detto nulla?) rientra nelle diversità da rispettare?

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