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BENVENUTO LEONE XIV

  • Pascal
  • 11 mag
  • Tempo di lettura: 3 min


Cari Amici e Nemici normo-ragionanti,

papa Leone si è presentato così: “Che la pace sia con tutti voi… Il primo saluto del Cristo risorto”.

Un bel saluto cristiano, e subito un riferimento a Nostro Signore Gesù Cristo.

 

Non mi è dispiaciuto questo saluto. Che differenza rispetto allo squallido “buonasera” di Bergoglio!

 

E poi la mozzetta rossa, e la stola. E la benedizione finale in latino con l’indulgenza plenaria.

 

Nel giorno della Madonna di Pompei, ecco Leone XIV, il primo papa americano.

 

Il nome scelto è già un programma. Il pensiero va subito a Leone XIII (1878 al 1903), il papa delle encicliche: Rerum novarum, sulla Dottrina Sociale della Chiesa, certamente, dove concilia capitale e lavoro, voce della Chiesa per salvare la civiltà cristiana;

l'Aeterni Patris per il rilancio della filosofia tomista;

l'Immortale Dei incentrata verso la rievangelizzazione per risanare la decadenza della società paganizzante;

la Arcanum Divinae dove si dice che se non si salva la famiglia e il matrimonio è finita la civiltà (altro che la bergogliana Amoris Letitia);

poi la Humanum Genus contro la massoneria;

senza dimenticare, poi, la preghiera all'Arcangelo Michele contro le insidie del diavolo...

 

E non bisogna dimenticare Leone Magno, Leone I, il papa che difese l’unità della Chiesa contro le eresie, fermò Attila a Mantova, promosse la disciplina ecclesiastica in un’epoca di enorme disordine anche morale e prese posizione per rimediare alla confusione cristologica.


E nemmeno possiamo dimenticare Leone X, figlio di Lorenzo de Medici, nel Cinquecento, che si distinse per il suo mecenatismo e il suo amore per il bello artistico, patrono di maestri come Raffaello.

 

I giornalai della tv e gli improvvisati opinionisti in queste ore si affannano a trovare motivi di continuità con Bergoglio, ma è evidente che i cardinali elettori, pur evitando strappi, hanno voluto voltare pagina.

 

Nel 2013 Bergoglio fu eletto in piena epoca distruttiva di Obama. Oggi il primo papa americano non solo arriva in epoca Trump, ma con Trump ha un rapporto cordiale, e il presidente Usa si è subito rallegrato per l’elezione.

 

E il fatto che il nuovo papa sia agostiniano segna una continuità, semmai, con Benedetto XVI, che tanto amava Agostino d’Ippona e non certo con Bergoglio.

 

Missionario ma anche curiale, teologo ma anche filosofo, esperto di pastorale ma anche di diritto canonico, Roberto Prevost è uomo di mediazione, scelto per tirare fuori la Chiesa dalle sabbie mobili delle divisioni. Quel riferimento inziale alla pace, che tutti hanno letto in termini politici e sociali, ha una forte valenza anche ecclesiale.

 

Dicono che sia schivo ed equilibrato, elementi caratteriali che di certo hanno avuto un peso nella scelta, dopo la sbornia del protagonismo onnipresente di Bergoglio.

 

Ho trovato una intervista del nuovo papa (allora cardinale) in un sito dell’ordine agostiniano dove diceva di sé: «Mi piace molto leggere, fare lunghe passeggiate, viaggiare, vedere posti nuovi e godermi la campagna in un ambiente diverso». Ha omesso di dire che gli piace anche giocare a tennis ed è tifoso della Roma.

 

E’ laureato in filosofia e matematica oltre che in teologia e diritto canonico. Un curriculum significativo, perché dopo che il regno bergogliano ha fatto polpette del diritto e del pensiero strutturato, il papato ha bisogno di riprendersi sotto questi profili.

 

I cattolici americani conservatori lo accusano di essere pro Lgbtq, ma nel 2012 ha espresso riserve sullo “stile di vita omosessuale”. Bisognerà vederlo alla prova dei fatti in quanto papa.

 

Il suo pensiero teologico non trova espressione in trattati o scritti pubblici. Più che teorico è pastore e amministratore.

 

Elementi di vicinanza a Bergoglio si rintracciano nell’enfasi sull’ascolto, sulla sinodalità e su una Chiesa missionaria che raggiunga le periferie. Idem per quanto riguarda l’ambiente e l’aiuto ai poveri e ai migranti. Ma il fatto che sia stato missionario sul campo conferisce a queste attenzioni una credibilità maggiore rispetto a Bergoglio, che ha abbondantemente ideologizzato le categorie di popolo, povertà e periferie.

 

La sua tesi di dottorato in diritto canonico riguardò il ruolo del priore locale nell’Ordine di Sant’Agostino: evidente già allora l’interesse per la vita comunitaria e il governo ecclesiale. Anche in questo caso, quando parla di sinodalità Leone XIV lo fa su una base decisamente diversa da quella tutta ideologica di Bergoglio.

 

La scelta di un papa a stelle e strisce ha anche evidenti ragioni economiche. Da tempo le offerte per il Vaticano in arrivo da oltreoceano sono diminuite drasticamente. La speranza è che il papa americano possa ridare slancio a un flusso di denaro di cui la Santa sede ha un gran bisogno, vista la complicata situazione finanziaria.

 

Santità! Benvenuto. Prego per Lei! E Lei, per favore, ci confermi nella fede! Niente scherzi, eh? Abbiamo già sofferto troppo in questi ultimi dodici anni di sfacelo cattolico e dottrinale.

 
 
 

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