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NAVA/ORIENTAMENTI BIBLIOGRAFICI

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"Prossimo è il Dio e difficile afferrarlo.

Ma dove vi è il pericolo (anche: rischio), cresce anche ciò che salva"

F. Holderlin, Le liriche

 

 

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Offro in questa sezione alcuni semplici approfondimenti di figure che sono alla base della mia formazione intellettuale, teologica-filosofica, e che hanno caratterizzato e caratterizzano ancora la storia del nostro tempo. Sono figure di grandi personalità che hanno aiutato il mio impegno scolastico e hanno nutrito la mia personale passione verso la teologia e la filosofia.

A partire da Platone, filosofare significa "ascoltare i dialoghi che alcuni principi dell'intelligenza intrattengono fra loro nel regno dei morti"(Heidegger). Amo il genere letterario del dialogo perché permette di incarnare i pensieri degli uomini nei loro corpi, di dare un certo fremito all'astrazione. Metto perciò Platone al di sopra di tutti, perché fu una specie di Shakespeare metafisico. E la curiosità mi ha sempre spinto a voler conoscere in cattedra quelli che ammiravo per il loro spirito.

Gli animali non mi piace vederli al circo o in gabbia; preferisco vederli nel loro stato naturale, persino nelle loro tane... Nell'Ottocento i filosofi chiudevano la porta ai visitatori; non permettevano di essere visti in casa. Bergson non volle che si pubblicassero le sue lettere, anzi, per una sua certa esagerazione (o preoccupazione eccessiva), neppure gli appunti presi alle sue lezioni. Pensava che chi avesse conosciuto Euclide e sua moglie non avrebbe appreso nulla di geometria; che la vera gloria consiste nel non esistere nella memoria degli uomini, nel sopravvivere esclusivamente nelle opere. Non sono d'accodo di questa sua concezione, perché penso che l'opera sia inseparabile dalla persona che si esprime in essa. Amo vedere l'artista all'opera nella sua alcova...

Il nostro tempo che chiamiamo post-moderno, addirittura qualcuno inizia a chiamarlo post-secolarista, dicevo, il nostro tempo tende ad essere indiscreto. Insegue i grandi del mondo, i vip fin nelle loro intimità. Avverto dei lati positivi in questo stile, mi pare che un personaggio lo si capisce meglio osservandolo che non semplicemente leggendolo... 

I casi dell'esistenza mi hanno permesso di "conoscere" diversi maestri: Jacques Maritain, Jean Guitton, Giovanni Battista Montini, Joseph Ratzinger per citarne alcuni, non dimenticando certo i maestri nei vari Atenei che ho frequentato. Spesso ho avuto la fortuna leggendoli, di captare cosa essi avevano deciso di non dire.

Non vedo altro modo di trasmettere il sapere, in filosofia come in teologia, al di fuori del contatto da persona a persona, da maestro a chi è detto discepolo. Tale rapporto fu fondamentale in Occidente al pari che in Oriente, di più in Oriente.    Mi rendo conto del limite e della pochezza di questi semplici profili, per di più ci si mette anche un contesto sociale e religioso tra i più difficili e drammatici di questi anni. Tutto parrebbe scoraggiare l'ingenuità nel buttarsi nella mischia in condizione di palese sproporzione. Ma i doni vengono da un Altro e non si possono nascondere o rimuovere nei tempi difficili. E noi nel vivo dei problemi del nostro esistere dobbiamo sentirci trascinati dal Tutto; avvertire forte l'urgenza di saper sperare e attendere, e il gusto della semina gratuita e magnanima sui terreni più diversi. La leadership di questi uomini in tempi difficili può essere descritta anche con le parole che la lettera agli Ebrei dice di Mosè: "rimase saldo come se vedesse l'invisibile". E l'Invisibile non è lontano da noi, sta alla nostra porta, ci è vicino, ci è misteriosamente presente.

 

HENRY

DE LUBAC

H. URS VON BATHASAR

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