PER IL GUSTO DEL MALE E DI FARE DEL MALE
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Non è come quando Pietro Maso uccise i suoi genitori per ottenere l’eredità.
Non è nemmeno come quando Erika uccise parte della sua famiglia per un rifiuto dell’autorità o per gelosia nei confronti del fratello, come confessò anni dopo il suo complice Omar Favaro.
Non è neppure come quando Olindo e Rosa per costruirsi il “paradiso” in casa uccisero ad Erba i loro vicini.
Certamente in questi, come in altre azioni malvagie (e come in tutti i mali in forma minore) c’è lo zampino dello spirito del male (di Erika si trovarono addirittura lettere in cui si parlava di sacrifici animali e sedute spiritiche con disegni satanici) che inganna promettendo la felicità a cui si aspira attraverso l’eliminazione, l’invidia, la calunnia di persone che si sentono di impedimento alla vita, oppure attraverso il loro possesso. Ma il Male in questi casi prima fa leva sul desiderio di vita eterna e sulla sua paura di perderla (sul terrore che si ha di morire) e poi inganna circa il modo di ottenerla. Ogni azione malvagia al fondo nasce da qui.
Invece, nel caso dell'ospedale di Saronno, c’è qualcosa più, c’è una serie di omicidi che nascono da altro, facendo più difficilmente sperare, rispetto ai casi citati, in un possibile ravvedimento.
L’infermiera e il vice primario di anestesia e rianimazione, entrambi dipendenti, appunto, del famigerato ospedale di Saronno, uccidevano per puro piacere e gusto della morte: “Secondo te – chiese Cazzaniga a Taroni all’inizio delle indagini - potrei essere accusato di omicidio volontario? Se si documenta che ho praticato l’eutanasia…io non sono neanche l’unico”. Perché “l’eutanasia è un’altra cosa”, precisava il medico chiarendo che la sua non era una scelta ideologica dettata dall’inganno diabolico di fare il bene delle persone cancellandone la sofferenza attraverso la morte. No, la sua era una decisione della morte per la morte, ossia del Male per il male. Tanto da arrivare a definire se stesso “l’angelo della morte”.
Secondo le indagini il medico avrebbe ucciso diversi malati e anziani tramite dosaggi di farmaci letali.
Ma l’indagine è anche sull'infermiera che avrebbe assassinato il marito e la madre e che voleva eliminare anche la nonna e la zia: “Io una strage la farei volentieri”, disse al medico anestesista, il quale in un dialogo in cui lei esternava la sua “voglia di uccidere” le spiegò, quasi descrivendo una bulimia di morte, che “lo so amore sei come un lupo affamato dentro un ovile. Affamato perché non mangia da un mese ma non può toccare le pecore”.
Un istinto lo chiamava lei, ma un istinto che di umano ha ben poco. Impressiona, infatti, (e si fatica a capirlo) il livello di amore nutrito per la morte e la lucidità con cui viene descritto, scelto: “Hai un’ira dentro che ti sballa completamente. Li tortureresti, ne faresti di tutti i colori (ai familiari). Li accopperesti e poi li appenderesti come faceva un tempo gli unni. Le teste mozzate davanti a casa, sulla picca, un pezzo di legno. E le metteresti al pubblico ludibrio finché la testa non si scarnifica. Poi torneresti a casa a berti un caffè”.
La donna avrebbe ucciso anche i figli ma l’uomo l’aveva fermata, concependoli come parte della squadra della morte. L’”angelo blu” e l’”angelo rosso” li chiamava il medico. Dalle intercettazioni emerge infatti che loro stessi spingevano la madre a uccidere anche altri parenti: “Non sai – le confessò il figlio maggiore – quanto le nostre menti omicide messe insieme siano così geniali”.
Nonostante l'evidente delirio il medico e l’infermiera, che avevano minacciato alcuni dei loro colleghi sospettosi, hanno comunque operato senza impedimento. Tanto che fra gli indagati ci sono altre dodici persone. Si va da quanti pur avendo ricevuto segnalazioni hanno chiuso gli occhi, a chi è accusato di favoreggiamento o di falsa certificazione. E, sebbene il principio dell’inferno non sia nella struttura ospedaliera ma nel cuore di due amanti che hanno deciso lucidamente per il nulla puro, non si può chiudere gli occhi sul fatto che due persone così assetate di morte siano riuscite ad agire per oltre due anni nell’omertà e indifferenza generali. Come a dire che non basta volere il Male per regalargli spazio. Serve anche il vuoto di una società ignava a scatenarlo.