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UN PD SPACCATO IN DUE "...E NON SEN'AVVEDE"


Cari Amici e Nemici,

da qualche giorno, durante i Tg, sento le farneticazioni di questa nuova segretaria del PD, sempre più un Partito di Depressi... Avendo eletto l'inutile Elly Schlein, come segretaria, la depressione e la spaccatura di questo Partito, ormai alla fine, è palese. Cerco di andare con ordine. La verità è che il Pd, dalla sconfitta del settembre 2022 alle elezioni politiche, non ne ha più azzeccata una e ha ritardato l’appuntamento con le primarie perché nessun nuovo potenziale segretario voleva intestarsi la sconfitta alle regionali del febbraio 2023. Meglio, quindi, usare Enrico Letta come parafulmine fino alla fine per poi ripartire con una nuova segreteria alla quale dare il tempo di strutturarsi, visto che fino alle europee del 2024 non dovrebbero più esserci appuntamenti elettorali. Tuttavia la tradizione non porta bene perché in passato tutti i nuovi segretari del Pd hanno poi perso le elezioni.

Peraltro in questo caso il Pd è un partito spaccato in due, con la Schlein che vince di circa 8 punti sul favorito Bonaccini, ma in una comunità profondamente divisa, disorientata e che ha fatto fatica, anche durante le settimane di campagna per le primarie, a scorgere vere e proprie differenze tra i due candidati. La novità di queste primarie sta nel confronto tra i voti dei circoli e quelli dei gazebo. Per la prima volta i voti dei circoli degli iscritti sono stati smentiti da quelli dei gazebo, quindi la classe dirigente del Pd ha espresso una preferenza per Bonaccini, ma è stata sconfessata dai voti dei simpatizzanti, andati in maggioranza alla Schlein. Le correnti, che tutti gli aspiranti leader dem dichiarano di voler sopprimere, in realtà sopravvivono e dividono. Basti pensare che dietro la Schlein, che pure si spacciava per il “nuovo che avanza”, c’erano esponenti storici del Pd come Andrea Orlando e Dario Franceschini.

Nei 5.550 seggi (mi pare) allestiti in tutt’Italia hanno votato fuorisede 12.735 iscritti alla piattaforma, i minori sono stati 1.617 mentre gli stranieri residenti in Italia 1.235 (stando a quanto affermano i giornali).

Nonostante le dichiarazioni entusiaste del segretario uscente, Enrico Letta e di Romano Prodi, che hanno parlato di fermento partecipativo, il bilancio della consultazione popolare è deficitario e conferma l’agonia del Pd, un partito che dopo anni di sconfitte elettorali paradossalmente culminate nell’occupazione di ruoli di governo, oggi sconta la mancanza di un’identità, una sconnessione crescente dal suo elettorato e un’incapacità di fare opposizione sui temi anziché su questioni ideologiche ormai superate. Ed Enrico Letta, ha dato il colpo di grazia a un partito nato da una fusione a freddo tra Partito popolare e democratici di sinistra e mai protagonista nella cultura di governo del nostro Paese, se non per l’occupazione di posti di potere.

La gestione Bonaccini avrebbe assicurato continuità con l’attuale gruppo dirigente: equidistanza da Terzo polo e Cinque Stelle, appelli alla riunificazione della sinistra ma nessuna reale apertura a tutti gli elettori che non sono più andati a votare alle scorse regionali proprio perché delusi. La Schlein invece sposta ancora più a sinistra il partito, puntando a coltivare l’asse con i Cinque Stelle, sulla falsariga di quanto fatto da Zingaretti durante il governo giallo-rosso. Forse l’elezione della Schlein avvicina la scissione nel partito, mentre la guida Bonaccini sarebbe stata più unitaria.

Cambia poco, però. Fino a quando i dem continueranno a non recitare il mea culpa per gli errori commessi e che li hanno portati alle rovinose sconfitte elettorali, nulla cambierà e il centrodestra potrà dormire sonni tranquilli. Al momento, a esultare davvero per l’esito delle primarie Pd sono i centristi come Matteo Renzi e Carlo Calenda, che potrebbero intercettare i delusi del Pd che non condivideranno certamente la virata a sinistra provocata dall’elezione della fanatica Schlein, che a mio parere non durerà molto. A preoccuparsi per l’esito delle primarie Pd sono invece i grillini, perché il Pd a guida Schlein potrebbe pescare nello stesso bacino elettorale del Movimento Cinque Stelle.

In definitiva, però, il Pd sembra aver esaurito il suo ruolo nella storia politica del nostro Paese, non riuscendo più a interpretare da tempo le istanze della sinistra riformista. Probabilmente continuerà a limitare i danni dei suoi insuccessi sperando nelle solite operazioni di palazzo che nel corso dei decenni l’hanno sistematicamente portato alla guida del Paese senza il consenso popolare. Se, come è probabile, il Pd si spaccherà in due e parte dei dem andrà con i centristi, si aprirà una nuova fase politica e anche gli equilibri nel centrosinistra cambieranno.

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