SILENZIO, RIFLESSIONE E PREGHIERA
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Carissimi Amici e Nemici normo-ragionanti,
chi mi è vicino, sa che sto seguendo già un'altra situazione negativa...
In queste righe, però, vorrei fare una ri-flessione teologica sulla straziante vicissitudine che ha visto Riccardo, un diciassettenne che ha sterminano la propria famiglia a Paderno Dugnano.
Sono molte le sensazioni che questa disgrazia mi hanno suscitato. Ma una in particolare vorrei con Voi condividere alla luce non solo della mera umanità, ma anche con un altro sguardo: quello cioè metafisico.
Questa tragedia non può lasciarci indifferenti.
Tutto questo ci interroga su come noi adulti viviamo ed educhiamo alla relazione buona, alla custodia della nostra e altrui vita, come ci mettiamo in ascolto tra generazioni, a come sappiamo cogliere e accogliere le fragilità, i silenzi, le solitudini e le fatiche dei nostri ragazzi.
Siamo sicuramente sgomenti per quanto accaduto e sappiamo bene che adesso non servono parole; mi sento di dire che è importante sospendere ogni giudizio e come credente affidarmi alla forza della Parola di Dio e alla preghiera per il disgraziato Riccardo e la sua famiglia.
Le parole di Gesù: «Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò» (Mt 12, 28).
Mi sento di dire, cerco di farlo, che non può prevalere la rabbia, il giudizio immediato come neppure l’indifferenza o la rassegnazione. La disperazione, il pessimismo e la sfiducia non possono caratterizzare il nostro tempo e neppure il “giudizio” sui nostri ragazzi. Molti di loro chiedono ascolto, fiducia, affetto e sguardo positivo sulle loro attese, dialogo e attenzione sinceri sui loro progetti e sulle fragilità, spesso velate, inesplorate e inespresse.
Seppure non sempre capace di dare risposte o spiegazioni mi sento di dire che uno sguardo di speranza deve caratterizzare questi nostri giorni amari e deludenti. Mi tornano in mente le parole della Scrittura: «Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? In tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati» (Rm 8, 35.37). Il nostro Dio non è un Dio assente, separato da noi… lontanissimo; è invece un Dio “appassionato” dell’uomo, teneramente amante.
Se noi siamo “portati” nel tagliare legami e ponti, Lui invece no. Se il nostro cuore si raffredda, il nostro Dio ci accompagna sempre anche se, per sventura, noi ci dimenticassimo di Lui. Sulla svolta che divide l’incredulità dalla fede, decisiva è la scoperta di essere amati e accompagnati da un Dio che ci è Padre, non ci lascia mai soli.
Con queste righe, pervase di dolore e confusione, vorrei esprimere la mia vicinanza ai Parenti di Riccardo e a Riccardo stesso e a tutti che in questi giorni, soffrono e sono disorientati.
«Non temete! Io sono con voi fino alla fine del mondo» (Mt 29, 20).
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