NON TUTTI GLI ISLAMICI SONO TERRORISTI. MA TUTTI QUE
Ancora una volta dunque parliamo di attacco terroristico. Non si può più parlare di “lupi solitari”, qui è l’organizzazione efficace di un gruppo, quasi sicuramente una cellula islamista che i servizi di intelligence non sono riusciti ad intercettare.
La facilità con cui ormai gli islamisti colpiscono, dovrebbe portare a qualche riflessione: anzitutto i potenziali terroristi segnalati dalla polizia come “pericolosi”, non possono essere lasciati liberi di circolare – e di agire al momento opportuno -, anche quando si tratta di cittadini europei. Del resto in questi decenni sono state lasciate crescere nelle città europee intere zone franche, dove a comandare e ad esercitare il controllo sulla popolazione sono islamici radicali. Si continua a chiudere gli occhi su questa inquietante realtà, ma prima o poi il conto da pagare arriva. Capito?
Come sempre in tv inutilmente, oltre alle tante parole di sdegno e condanna, si ripetono altrettante dichiarazioni roboanti del tipo “Non cederemo”, “Difenderemo i nostri valori”, “Non ci cambierete lo stile di vita”. Ma chi ci crede più?
Sciocchezze: il cedimento è già in atto da anni, e il primo esempio è quello di aver tollerato la crescita di situazioni fuori controllo, di atti di violenza e soprusi, nel nome del multiculturalismo. In alcuni paesi è stata ammessa anche la sharìa come metodo di soluzione delle controversie interne ai membri della comunità islamica e diversi tribunali derogano al diritto dei singoli paesi europei in nome del rispetto delle culture. Rispetto delle culture? Quanto all’Inghilterra poi c’è da aggiungere che la resa culturale si dimostra anche nella lotta al terrorismo. Ma oggi sembra che l’unica minaccia che viene presa sul serio dai governi occidentali sia quella di Trump (finitela di fare terrorismo psicologico su un Presidente scelto dal proprio popolo che non fa altro che rispettare le scelte perché votato)... dei cambiamenti climatici, un tema su cui si buttano inutilmente soldi, che sarebbero meglio spesi in misure per prevenire il terrorismo islamista.
Quanto poi agli stili di vita, diciamo la verità: sono già cambiati e stanno cambiando. Ormai ci si trova a dover convivere con questi attacchi terroristici e anche da noi in l’Italia non possiamo pensare di restarne immuni. La gente non ha ancora rinunciato a partecipare alle grandi adunate di massa, ma le vive con paura. Basti pensare ai due casi di questi giorni: il rinvio in Germania del concerto Rock Am Ring per una non meglio specificata “minaccia terroristica”, con l’evacuazione di migliaia di giovani. Ormai basta poco, una minaccia generica, per far scattare tutte le procedure di sicurezza e relativa fuga della gente.
Molto peggio e drammatico quanto successo a Torino, con decine di migliaia di persone a guardare la finale tra Real Madrid e Juventus. Forse è stata l'esplosione di un petardo a innescare il tutto: fatto sta che la paura di un attentato ha provocato un pericolosissimo fuggi fuggi generale, con un bilancio di 1.400 feriti, una decina dei quali in condizioni gravi.
È il segno che il terrorismo islamista sta ottenendo esattamente quel che vuole - far vivere nella paura per poi piegare la società alla propria volontà - e non saranno certo due parole sdegnate di solita stupida e ormai offensiva circostanza a cambiare il corso della storia. È ora di cominciare a guardare la realtà in faccia. L'islam è l'islam! e rendersi conto che è il terrorismo islamista e più in generale il radicalismo islamico a costituire la vera minaccia globale, non i cambiamenti climatici o il Preseidente Trump! (Presidente Lei vada avanti e non si pieghi a tutta sta strumentalizzazione mediatica di sinistra che ha in mano il monopoli dei media); smetterla di recitare la storiella dell’islam “religione di pace” tanto per essere politicamente corretti; esercitare un controllo vero sull’immigrazione e fermare in modo deciso quella illegale, che arricchisce anche gruppi terroristici.
E questo solo per cominciare perché aspettiamoci il peggio. Capito?