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"SE NE PORTA IL TEMPO OGNI UMANO ACCIDENTE"




Nella nostra vita oggi un'altra tappa finisce.

Domani ne inizierà una nuova, senza che ne abbiamo nessuna garanzia di portarla personalmente a termine.

Molti, che hanno iniziato con noi l’anno che oggi muore - magari ancora forti, pieni di vita, desiderosi di tante aspettative, pieni di tanti progetti, programmatori di un futuro migliore sia a livello economico che a livello esistenziale, presi da mille progetti - non sono arrivati al traguardo di questo giorno. E noi riprenderemo domani il nostro incerto cammino con tanta nostalgia per la loro assenza e con il cuore gonfio di tristezza per le loro attese e speranze finite.


Sentiamo sempre come un insidia il tempo che passa: il tempo è il nostro nemico più vero e implacabile, che sembra divertirsi a trascinare nel suo vorticoso fluire ogni grandezza, ogni bellezza, ogni passione, ogni impresa e ogni grande desiderio, e a vanificarli…

Per difenderci in qualche modo dalla sua forza ostile e incalzante, per eluderla almeno con l’espediente della memoria, scolpiamo lapidi (che poi nessuno si sogna di leggere), facciamo monumenti (che non fermano nessuna frenesia), dedichiamo strade e piazze a nomi famosi (che dopo un po’ non riconosciamo più), e si scrivono libri di storia, biografie o memoriali…


L’Historia si può deffinire una guerra illustre contro il tempo” direbbe l’Anonimo manzoniano. Ma, io aggiungo, è una guerra persa in partenza. E non a torto Leopardi ha scritto: “Se ne porta il tempo ogni umano accidente”.


Ogni volta, in queste ore, sento forte questo lamento umano: “E fieramente mi si stringe il core/a pensar come tutto il mondo passa,/ e quasi orma non lascia”.

Ma Leopardi finisce al nulla eterno e alla “infinita vanità del tutto”. Ed è in definitiva il pensiero coerente, e insensato, di una ragione lucidissima che, proibendosi ogni prospettiva trascendente, è costretta ad autodistruggersi. In definitiva il dramma di Leopardi, con tutta la sua impietosa lucidità, è una dimostrazione per assurdo della razionale necessità della fede nel Tutto.


Sono certo invece che l’esperienza pungente dell’inesorabile e distruttiva corsa del tempo si risolve nell’adesione al Tutto, pietra eterna, a cui mi posso e mi devo aggrappare, e nella sua esaltazione, che non solo è il mio Tutto ma anche la mia piena e giustificazione della fatica dei giorni…


In Lui ogni giorno si redime dalla futilità e si eternizza, perché si carica, se lo voglio, di una ricchezza di conoscenza, di amore, di condivisione, che ritroverò nella vita sena fine.

In Lui il mio cuore, pur tormentato da tutti i logoramenti e i distacchi che sono propri della mia condizione creaturale, si rasserenano nella gioia di conoscere, di amare, di possedere il Tutto dei secoli e di essere da Lui conosciuto, amato e salvato…


In Lui nessun frammento della mia vita si perde, nessuna mia pena rimane senza risarcimento, nessuna paura è senza speranza: in lui ogni piacere, per quanto mi appare scarso ed effimero, è un anticipo del riverbero e primizia del piacere senza ombre che non mi sarà più portato via…

Per questo motivo dico grazie, e sono qui ad augurare a tutti e a ciascuno Buon Anno!


Affido al Tutto il nuovo anno che si avvierà tra poche ore. So a chi ho dato fiducia! Tanti auguri a tutti!

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