E ADESSO TOCCHERA' ANCHE A NOI?
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Non me la sento di starmene fuori, pur vivendo giorni sereni in Toscana, con carissimi amici. Dopo qualche giorno dalla strage di Nizza siamo ancora qui a parlarne. E cosa possiamo fare altrimenti se non parlare? cosa possiamo fare o dire: ISLAM NON MI FAI PAURA!
Mi ha colpito quello che ho letto dell'Arcivescovo di Mosul: "«Se non capite in tempo la minaccia, diventerete vittime del nemico che avete accolto in casa vostra».
Mi chiedo: finiremo, quindi, come nel Medio Oriente? Finiremo perseguitati nella nostra stessa terra?
La domanda aleggiava fino a poche ore fa, sospesa tra lo spauracchio e l’inguaribile ottimismo dato dagli echi lontani di certe immagini: croci spezzate, altari rovesciati, preti sgozzati al grido di Allah Akbar.
Oggi quello spauracchio si fa realtà, terribile realtà!
Nel cuore dell’Europa, nella stessa città dove la pulzella d’Orleans dimostrava tenacemente la potenza del Tutto nella storia. Oggi siamo qui a parlare di un nuovo martire, dopo qualche giorno, dopo i martiri di Nizza; dopo i martiri del mio paese morti a Decca; ritorniamo a versare il sangue nell’immenso mare del mistero dell'iniquità.
Padre Jacques non aveva forse l’indomito coraggio di Giovanna d’Arco, ma anche in lui la fede lo ha fatto trovare pronto nel momento più alto del credente: l'Eucaristia! dove la terra e il cielo si uniscono in un unico sacrificio di rendimento di grazie.
Ucciso durante la messa, nessun martirio è più chiaro perfetto di questo e la storia oggi ritorna per svegliarci ancora una volta, su quello che sta accadendo e sul perché sta accadendo.
Nel racconto drammatico che sta emergendo dall'unica suora sopravvissuta il sacerdote è stato fatto inginocchiare mentre i tagliagole affondavano il coltello e recitavano un sermone arabo.
Ma nel birignao odierno di commenti e di cordogli, troppo flebile si sta alzando da parte dei politici il grido di aiuto e speranza che papi come Giovanni Paolo II e Benedetto XVI urlavano in faccia al potere: “Europa, ritrova te stessa!”.
A comprendere che questo attentato è uno scatto in avanti dell’odio anticristiano che si fa porta a porta non sono gli analisti e i loro portavoce impegnati a chiarire che chi ha sgozzato un prete, o ha falciato bambini coi loro genitori sul lungo mare di Nizza, è un malato di mente, come se in circolazione ci fossero anche tagliagole sani e irreprensibili. Ma è chi la violenza dell’Islam politico e militare la conosce perché la subisce da anni, mettendoci in guarda, cercando di far arrivare la sua voce che dall’altra parte del Mediterraneo è partita troppe volte arrivando sulle coste occidentali distrattamente inascoltata.
«Un chiaro attacco alla libertà religiosa ed un chiaro esempio di odio anticristiano». come dice l'Arcivescovo di Mosul: "Se non capite in tempo la minaccia, diventerete vittime del nemico che avete accolto in casa vostra". E forse meglio di chiunque altro è in grado di reagire all’attacco di ieri nella Chiesa di Saint-Etienne-du Rouvray.
Parole di chi sa come si chiama il nemico. Le stesse di un altro profondo conoscitore dell’islamismo, come padre Samir Khalil Samir, che su Asia News ha ribadito quanto va dicendo da tempo: “Purtroppo l’islam fa fatica a integrarsi perché ha una cultura in molti punti opposta a quella attuale dell’occidente. Dal punto di vista religioso, sociale, dei rapporti uomo-donna, in rapporto al mangiare… è un sistema completo. Che la religione sia diversa, questo non è un problema. Ma il fatto è che nell’islam la religione è legata a un sistema politico, sociale, culturale, storico, di costume, che influenza tutto: il vestire, il dar la mano a uno o all’altra, le relazioni sociali. Sono così tante cose che rendono difficile assimilare le idee dell’occidente”.
E l’influsso radicale islamista rende ancora più difficile questa integrazione.
“Si deve anche avere il coraggio di dire che l’islam ha elementi di violenza nel Corano e nella vita di Maometto. Se invece si continua a dire che l’islam è una religione di pace, creiamo solo confusione e mistificazione”.
Sappiamo che la morte è stata vinta, ma non sappiamo quando questo scontro terribile terminerà e come ci vedrà vittoriosi.
Ma mentre sappiamo a chi abbiamo dato fiducia e lontani da ogni paura, è doveroso chiederci tutti se questa situazione in cui ci troviamo a vivere non sia stata fin troppo favorita da equivocità di posizioni teoriche, da equivocità di posizioni morali; da equivocità di business ovattati con la logora e ormai ri-fritta parola di "accoglienza umanitaria" e soprattutto da una "prudenza" che non è prudenza, ma solo il tentativo di dare cittadinanza o dignità alla cosa più terribile che un essere umano possa vivere come tentazione: quella di aver paura!