SE IL MISTERO CI RAGGIUNGE: INASPETTATO!
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Anche se sto passando qualche giorno di riposo in Toscana con persone amiche, cerco sempre di tenermi al corrente di quello che succede in questo "mio" mondo così sgangherato... Visitando luoghi storici, paesini pittoreschi, paesaggi fantastici; passando ore rilassanti con le persone che ti vogliono davvero bene; dedicando il tempo libero all'approfondimento di letture di libri a me cari, mi dico: perché i nostri giorni non possono essere così felici? Perché non riusciamo a tenerci per mano e godere del sapore dei giorni, ricchi di spunti felici? Macché! Tutta questa settimana, malgrado questi momenti felici, la sto passando comunque nell'angoscia. Settimana dominata da notizie che in un baleno hanno attraversato, inquinando di amarezza, il sapore "dolce" di questi giorni sereni.
Due treni si scontrano in Puglia, dilaniando decine di persone. Strage sul lungomare di Nizza, provocato dalla cattiveria degli uomini, interrompono violentemente ore felici di persone serene.
Il tempo dell’estate improvvisamente si impenna e fa svanire la morbida scansione dei giorni di serenità e di festa, ovattati dal clima di vacanza. Non ci si può mai distrarre dalla vita. Non possiamo mai perdere la coscienza di noi stessi mentre viviamo. Lavoro e vacanza, salute e malattia, amicizia e distacco, speranza e delusione: dove ci porta tutto questo?
Mi vengono in mente queste parole di E. Mounier, là dove scrive all'amico J. Leclerq, così: "Amavamo la felicità tanto più desiderata in quanto non era solo felicità. Ci è stata chiesta una rinuncia un po’ brutale […]. È certo che ne usciremo più arricchiti. Forse con una specie di felicità, forse con la sventura (non lo possiamo prevedere), ma più ricchi. E se avremo la felicità, ce ne serviremo con più delicatezza... Non voglio che si perdano questi giorni, dobbiamo accettarli per quello che sono: giorni pieni d’una grazia sconosciuta". Emergono da queste righe un senso di dipendenza dal Mistero, più grande di noi, che fa tutte le cose, una tenerezza che abbraccia tutto senza pretese di dare risposte immediate, ma con «la delicatezza» della domanda e dell’attesa, non della pretesa.
Uscendo a fare la spesa con la "zia" che ci sta ospitando qui in Toscana e parlando di tutte queste cose tristi, mi dice della coincidenza dei giorni: «Ci si alza e ci si prepara. Lavarsi, fare colazione, lavare i denti, vestirsi, infilare le scarpe, prendere il necessario e uscire. Gesti meccanici, poi si va. Lavoro, divertimento, studio, spese, faccende. Ma poi accade che inaspettatamente incontri il tuo destino. In maniera misteriosa Lui si prende te. Sul binario unico di un treno affollato, sull'aiuola spartitraffico del lungomare, ...».
Il Mistero che sostanzia la vita, viene a sorprenderci e ci sconquassa. «Strano modo di abbracciarlo, questo Mistero. Prendiamoci la scusa che non siamo pronti, che non è giusto, che non doveva capitare così», prosegue la "zia".
Stiamo a guardare, a patire, proviamo a sostenerci l’un l’altro. O a smarrirci protesi insieme nel vuoto. Eppure il Mistero non è rimasto fatale e inconoscibile, si è mostrato ed è venuto a incontrarci. É proprio Lui che il nostro cuore umano desidera perché siamo fatti da Lui e per Lui. "Fecisti nos ad te et inquietum est cor nostrum donec requiescat in te".
Ieri, poi, visitando un'abbazia qui vicino, Monte Oliveto Maggiore, mi venivano in mente le parole di Benedetto da Norcia, che proprio all'inizio di questa settimana i monaci hanno festeggiato, con il suo straordinario senso della vita, il suo "ora et labora" e la sua ospitalità, ripete la domanda a chi entra in monastero: «C’è qualcuno che domanda giorni felici?».
Sono io, siamo noi, siamo tutti. L'unica nostra via di scampo, che è poi vera e unica salvezza, è riconoscere che il Mistero che ci fa nascere e poi ci accoglie al morire, ha un volto che brilla, ha un cuore che ama, ha uno Spirito che vince ogni male e che ci tiene lontani da ogni paura.