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DITEMELO: QUESTO VOI LO CHIAMATE AMORE?



I giornali titolano: “E’ nato Tobia Antonio, figlio di Niki Vendola”, quattro adulti per un bambino orfano di madre da subito.

I giornali titolano: “E’ nato Tobia Antonio, figlio di Niki Vendola”. Un bambino che viene al mondo è sempre una gioia e un segno di speranza, ma questo piccolino nasce orfano di madre, figlio della tecnica e del desiderio di paternità di due uomini che essendo omosessuali, naturalmente sono inabili alla procreazione! Facciamo un po di ordine: Tobia Antonio nasce in California. Il papà è l’Italo-Canadese Ed Testa anni 38. La madre alla quale sono stati prelevati gli ovociti con anestesia totale è una donna Statunitense. Tobia è stato concepito in provetta in una clinica californiana, poi l’embrione è stato impiantato nell’utero di una seconda donna, indonesiana con passaporto Americano. La donna si è impegnata a portare avanti la gravidanza in cambio di una somma di denaro. Naturalmente c’è un contratto tra le parti che stabilisce che il bimbo è di proprietà di chi lo ha commissionato. Capito? Ora, ditemi voi cosa c’entra l’amore in tutto questo? Ah, dimenticavo cosa c’entra Vendola classe 1958, che i giornali hanno definito padre, in tutto questo miscuglio di provette e uteri a pagamento c’entra ben poco, probabilmente avrà pagato la metà delle spese sostenute per tutta l’operazione. In pratica sì ci sono: una madre biologica, una madre gestazionale, un padre genetico e nel caso Vendola si rivolga alla legge di qualche stato dove è possibile adottare il figlio del compagno, ci sarebbe un padre Legale. Che dire, fingiamo di inorridire quando rievochiamo gli esperimenti di eugenetica nazista, poi facciamo la faccia sorridente di chi ha una mentalità aperta alla modernità in questi casi, invocando il desiderio irrefrenabile di paternità, il diritto all’amore? C’è una legge che al comma 6 dell’articolo 12 dice testualmente che «chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600mila a un milione di euro». Però siamo in Italia, purtroppo, e questa legge non viene fatta rispettare, così lo sfruttamento delle donne, il commercio di esseri umani passa sotto il nome di “maternità surrogata”.


In Francia, paese che non è certo cattolico, tre raggruppamenti hanno dato vita all'iniziativa francese sono il CADAC (Collettivo diritti delle donne), il CLF (Coordinamento Lesbiche francese) e il CoRP (Collettivo Rispetto della Persona) capitanato per l'appunto da Agacinski. Non serve regolamentare il settore, si è detto, ma abolirlo ovunque. La lotta alla maternità surrogata ha a che fare con la lotta alla prostituzione, perché in ambedue si vendono corpi di donna.


Battaglia difficile, perché dietro a quella che chiamano maternità surrogata, che poi è l’utero in affitto, lo sfruttamento di donne trattate come schiave da cliniche che le mettono a disposizione di ricchi omosessuali o eterosessuali non importa.


Dietro a tutto questo ci sono lobby ricche e potenti, interessi grandissimi perché un figlio, quando vuoi, come vuoi, basta pagare fa gola a molti capricciosi che non hanno nemmeno la pallida idea di cosa sia il legame tra la madre e il bambino che le cresce in pancia, non hanno idea di quale sia lo sguardo con cui guardare a un figlio, non come un oggetto prezioso perché acquistato, ma prezioso proprio perché unico, inimitabile. Ovviamente parlo da figlio! E da educatore!


Un figlio non è mai “nostro” perché non lo comperiamo, lo amiamo, lo cresciamo, lo guardiamo andare nel mondo e sappiamo rispondergli quando ci chiede “io di chi sono?”

Perché sino a ieri si era sempre figli di una madre che ci aveva partoriti, quasi sempre cresciuti, in caso di adozione eravamo stati cresciuti da un’altra madre (la tata), ma avevamo una mamma di pancia e una di cuore. Ora invece questi bambini avranno una mamma di ovulo, una di pancia che non li ha abbracciati nemmeno un attimo, e due uomini che fanno i padri. Voi ditemi, questo è amore? Capito?

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