Lettera a un giovane kamikaze
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Giovani che si fanno saltare per aria. Giovani esaltati pronti a tutto, per un “dio” che chiede la morte degli altri. Questi giovani sono cresciuti tra noi.
Dico ai miei ragazzi in questi giorni che mi chiedono un parere di “difendere i nostri valori”. Quali? Mi viene da chiedere. Siamo sicuri di sapere quali sono i valori di questa Europa spaventata? Di questa Europa che ha tra i figli cresciuti nelle sue scuole, tra le vie delle sue città, ragazzi che si sono fatti irretire da Imam che hanno predicato la guerra contro gli “infedeli”?
“Infedeli”, quindi tutti coloro che li hanno istruiti, che hanno condiviso con loro le ore di scuola, la palestra, il posto in metropolitana.
Questi giovani che si fanno saltare per aria, questi esaltati pronti a tutto per un dio che chiede la morte degli innocenti sono cresciuti tra noi…
Allora mi vien da dire che non hanno trovato nulla di vero e di affascinante nel nostro modo di vivere e di convivere, nulla a cui aderire. Hanno messo i nostri abiti, messo sulle spalle i nostri zainetti firmati, ascoltato la nostra musica, ma è bastato un Imam che li richiamasse all’ordine, alla guerra, perché si sentissero soldati, sentinelle di un nuovo mondo.
I nostri valori non sono diventati i loro, ma forse non sono più valori nemmeno per noi.
Tra i banchi di scuola, nelle palestre che hanno frequentato, sui luoghi di lavoro, hanno trovato una grande ipocrisia, ma non hanno trovato un modello di vita a cui aderire.
Il politicamente corretto, il rinunciare alle nostre tradizioni per sembrare “accoglienti”, la nostra ipocrisia non ha avuto buoni risultati.
Perché da anni si ripete inutilmente che accogliere, integrare, passa per la conoscenza reciproca e non per la via della tolleranza ignorante.
Giovane, ti chiamo così perché non so il tuo nome, altrimenti ti avrei chiamato col tuo nome, che ti fai esplodere! Voglio sapere chi sei, quali sono le tue emozioni, le tue tradizioni e voglio portarti con me a conoscere le mie tradizioni, le mie convinzioni. Voglio che tu possa guardare e smarrirti ammirando il “mio” Duomo, il Duomo di Milano e voglio che tu conosca la sua storia, che tu possa alzare la testa uscendo dalla metropolitana e guardando quell’edificio baciato dal sole, e a volte avvolto dalla nebbia, come in questi giorni, sentirti parte di questa città.
Voglio leggere con te poesie. Voglio essere orgoglioso dei miei poeti e conoscere i tuoi. Ho studiato i filosofi arabi: Avicenna, Averroè… Ho imparato molte cose sulla loro storia, sulle loro differenze, sulla loro cultura. Mi sono chiesto: se le nostre scuole sono il luogo dove conoscere il cristianesimo per incontrare gli italiani. La laica Francia, dove gli assassini di questi giorni sono cresciuti, ha lavorato sulla vera conoscenza, sulla vera integrazione, o ci si è tollerati per intere generazioni?
Una riflessione va fatta.
Sta arrivando Natale, in molte scuole si sta ancora discutendo se un albero o un presepe possa infastidire le famiglie dei bambini di religione musulmana.
Rassicuro che, il Dio disposto a nascere uomo tra gli uomini e a morire in croce, non può offendere nessuno. Di certo può insegnare che c’è un modo di amare l’uomo, che è un modo grande, che arriva a donare la vita. Questo Dio fattosi uomo è proprio il contrario di un dio che chiede di immolare la tua vita per far saltare in aria giovani che vanno allo stadio, che vanno discoteca, che vanno ad un concerto…
Ci attendono altri morti e altri dolori, perché questi uomini e donne capaci di uccidere i propri simili sono tra noi. Alla forza pubblica il compito di difenderci, di scovarli, ma a tutti noi il compito di educare davvero, di essere seri prima di tutto con noi stessi e di tornare a scoprire prima di tutto per noi, per cosa vale la pena di vivere. Facciamolo! Altrimenti la nostra storia è finita!