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La grande Milano, il giovane "pirla" e il sindaco Pisapia (detto Pisa-pirla)!

  • Pascal
  • 4 mag 2015
  • Tempo di lettura: 4 min

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A leggere i commenti del giorno dopo sulla stampa e improvvisamente tutta Expo e polizia, vien voglia di mettersi la tuta nera, la maschera antigas e fare un bel rogo di giornali e tv. Solo metaforicamente, per carità, ma questa overdose di condanne ai figli di papà (Renzi), di prediche farlocche sugli imbecilli in scarpe Nike (Saviano), è più devastante che scolarsi una pinta intera di benzina.

Mattia (pare così si chiami il ragazzo intervistato), il “pirla”, come l’ha sbrigativamente definito il padre (chissà come sisentirà il baby black bloc a riveder quel filmato tra qualche anno) è subito diventato la star espiatoria del nostro Primo maggio di devastazione.

Spaccare tutto «è giusto», aveva detto nella sua prima intervista, giusti i disordini, giusto mettere le strade a ferro e fuoco: «Mi piace far casino a divertirmi. Certo, la banca è l'emblema, se non dò fuoco alla banca sono un coglione».

Ma meno di 24 ore dopo il ragazzo spiega di essersi pentito: «Mi sono accorto solo alla fine di cosa stava succedendo, non sono un violento e non romperei mai una vetrina», ha dichiarato, aggiungendo che tutta la sua famiglia «si è incazzata di brutto». «Ora sono pronto «a dare una mano a pulire la città. Dopo il casino che ho combinato, basta manifestazioni per me».

Olè, dopo la bufera il sereno, l’happy end e l’autodafè di sto "pirla" ci rendono tutti più tranquilli e sollevati. Il bene alla fine trionfa sempre. Ma è davvero così? Basta questo a chiudere l’incidente e a sentirci rassicurati sulla bontà dei nostri valori?


Lo spirito del fare che ha reso grande Milano,

il senso del dovere, la dimostrazione di generositàche ha mobilitato subito i milanesi a cancellare i segni della devastazione lasciati dai delinquenti in maschera (non hanno nemmeno le palle di colpire a volto scoperto). Ecco qualche esempio di quel positivo e di quella voglia di bene che le fiamme del Primo maggio non sono riuscite a incenerire.

Quasi 20mila sono scesi in strada a manifestazione di “Nessuno tocchi Milano”: una marea di tute colorate per lavare via lo scempio di quelle nere. Un’altra città che non c’entra niente con i deliri dell’antagonismo sfascista e che ha preso sul serio l’appello del premier Renzi all’orgoglio nazionale, alla soddisfazione per avercela fatta a dispetto dei tanti professionisti della sventura e dell’indignazione permanente. Sono sentimenti autentici che valgono un’inaugurazione in mondovisione, al netto della retorica dello show già compresa e nel prezzo.


Eppure, tutto ciò non basta ancora a chiudere la partita con Matteo (il giovane "pirla" intervistato. Nella sua prima intervista c’è qualcosa in più dell’ostentazione di un raptus mattoide: c’è la confessione, sincera e a viso scoperto, di un’attrazione fatale, di un cedimento alla violenza gratuita (la storia delle banche è solo la fragile barriera di un sentito dire ideologico troppo grande per lui) e senza ragioni: «mi piace far casino, se avessi avuto uno spranga avrei spaccato qualcosa anch'io». Una dichiarazione per dire che non c’è più nulla di vero, che sfasciare è più eccitante e fascinoso che costruire. Con quelli così, non sempre le sberle bastano.

Nessuna commiserazione o buonismi di bassa sociologia.

Ma forse quel ragazzo ha bisogno d'altro, qualcosa di più forte e avvicente del suo "casino" sotto vuoto spinto. Da bravo, ora andrà a scontare i suoi peccati facendo finalmente qualcosa di socialmente utile. Eppure, con lui anche qualcun altro dovrebbe battersi il petto. Certi capataz della politica, innanzitutto, oggi diventati tutti bravi padri di famiglia e che piangono calde lacrime per lo stupro di Milano.

Come fa il sindaco Giuliano Pisapia (detto pisapirla) a sfoderare oggi la grinta del duro scordandosi di aver costruito la sua fortuna politica andando anche a raccattare voti tra i centri sociali occupati?

Quelle centinaia di tutte nere, infatti, mica sono state teletrasportate nel centro città dal raggio verde di Star Treck: hanno avuto generosa ospitalità e copertura dagli antagonisti locali e dai movimenti No Expo e Non Tav.

Dovrebbe, Pisapia (detto pisapirla), che era in testa al corteo dei milanesi “pulitori”, smetterla di fare il finto tonto e denunciare l'illegalità dei centri sociali. E magari chiedere provvedimenti per quei giudici che solo tre giorni prima hanno rimesso in libertà i violenti arrestati dalla polizia perché non ritennero prove sufficienti le mazze, le molotov, i passamontagna e le piccozze sequestrate. Invece di abbaiare alla luna per qualche consenso in più e strappare la piazza a Salvini.

E poi, c’è la grande questione educativa, problema di cultura e umanità che riguarda certo la politica, ma innanzitutto la società, gli adulti e i genitori di tutti quei "pirla" d’Italia. Ragazzi che non “sanno neppure quello che fanno”, ma soprattutto, non sanno quel che dicono perché nessuno gli ha insegnato niente, un criterio buono e giusto per giudicare e vagliare. Se non quelli relativisti dei media e opportunisti della politica, entrambi bravi a lanciare il sasso e ritirare la mano. Questo succede a vellicare le voglie del nichilismo diffuso, popolare e democratico.

Ma c’è sempre un "pirla" a fare da testimonial per i cattivi a favore di giornali e Tv e a prendersi poi del “pirla” per rimettere in pace le coscienze. Pirla d'Italia unitevi, questo è il vostro momento!



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