top of page

FESTO NATALIS URBIS! 21 APRILE: IL NATALE DI ROMA


Il 21 aprile, come sappiamo dalla tradizione, Romolo avrebbe segnato il solco e fondato Roma. Sono di parte, lo so... amo Roma! Ma parlare di Roma non è come parlare di ogni altra città, in quanto Roma ha un destino speciale, un poco come quello di Gerusalemme.

Sono città a cui è stata data una vocazione del tutto singolare. Insomma Roma, nata con un atto sacro, il che non va mai dimenticato, è stato sempre il paradigma con cui i grandi imperi della storia successiva si sono giudicati. E non a torto il grande Tito Livio ha affermato: "Roma, città fortunata, invincibile ed eterna"!


E non dimentichiamo che Roma, per quanto se ne possa dire contrariamente, non ha finito il suo alto destino con la caduta dell’impero romano, ma esso si è elevato su un piano più alto con il subentrare del Papato e del cattolicesimo che noi appunto definiamo come “apostolico e romano”. Quindi, non ci fu semplicemente sostituzione fra due poteri, ma un superamento su un piano più alto che armonizzava alcuni aspetti (architettonici, culturali, liturgici, etc.) nella nuova condizione.


Mi è venuto sotto mano un testo interessantissimo del Cardinale Alfredo Ottaviani (Luce di Roma cristiana nel diritto. Tipografia Poliglotta Vaticana 1943) che riflette su questa continuità, di come un destino quasi accomunasse la Roma pagana e la Roma cristiana, ovviamente su un piano molto più alto e sublime.


Pio XII, al secolo Eugenio Pacelli, in un radiomessaggio del 1941 dice bene questo destino di Roma: “O Roma cristiana, quel sangue è la tua vita: per quel sangue tu sei grande e illumini della tua grandezza anche i ruderi e le rovine della tua grandezza pagana, e purifichi e consacri i codici della sapienza giuridica dei pretori e dei Cesari. Tu sei madre di una giustizia più alta e più umana, che onora te, il tuo seggio e chi ti ascolta. Tu sei faro di civiltà, e la civile Europa e il mondo ti devono quanto di più sacro e di più santo, quanto di più saggio e di più onesto esalta i popoli e fa bella la loro storia. Tu sei madre di carità: i tuoi fasti, i tuoi monumenti, i tuoi ospizi, i tuoi monasteri e i tuoi conventi, i tuoi eroi e le tue eroine, i tuoi araldi e i tuoi missionari, le tue età e i tuoi secoli con le loro scuole e le loro università testimoniano i trionfi della tua carità, che tutto abbraccia, tutto soffre, tutto spera, tutto opera per farsi tutto a tutti, tutti confortare e sollevare, tutti sanare e chiamare alla libertà donata all'uomo da Cristo, e tranquillare tutti in quella pace, che affratella i popoli, e di tutti gli uomini, sotto qualunque cielo, qualunque lingua o costume li distingua, fa una sola famiglia, e del mondo una patria comune”.

In un discorso ai Romani aggiungeva: “L'Urbe, su cui ogni età ha impresso l'orma di gloriose attuazioni, divenute poi eredità delle genti, riceva da questo secolo, dagli uomini che oggi la popolano, l'aureola di promotrice della salvezza comune in un tempo in cui contrastanti forze si contendono il mondo. Tanto sperano da lei i popoli cristiani, e soprattutto aspettano azione!”.


Nel testo dell’inno pontificio nella versione antica di Raffaello Lavagna si dice: “O felix Roma – o Roma nobilis: Sedes es Petri, qui Romae effudit sanguinem, Petri cui claves datae sunt regni caelorum”. (O Roma felice - O Roma nobile:sede di Pietro, che a Roma sparse il (suo) sangue,di (quel) Pietro, cui sono state date le chiavi del regno dei cieli).


Insomma, dovremmo veramente riflettere sul destino eterno di Roma, per cui tutti i cattolici possono definirsi a ragione come “Romani”. La mancata consapevolezza in molti di questa continuità e di questo destino è alla base di molta della confusione in cui al momento siamo immersi.

Archive
bottom of page