TUTTO PREVISTO
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Non posso negarlo. Quando ho visto le prove di Italiano non sono rimasto stupito! Contento perché alcuni dei mei “studenti” (tentato di definirli discepoli) hanno anche fatto la propria tesina su certi argomenti. Sono due giorni che non dormo, sembra che sono tornato a fare io la maturità…!
Andiamo con ordine.
Le prospettive si sono pienamente avverate. La tipologia A ha proposto un brano tratto dal romanzo Il giardino dei Finzi-Contini (1962) di Giorgio Bassani, opera che ha favorito in Italia il diffondersi del best seller insieme al Gattopardo (1959) di Giuseppe Tomasi di Lampedusa (ho anche il film che ogni tanto mi rivedo).
A distanza di quasi sessant’anni non è certo un testo letto e amato dagli studenti di adesso. Del resto, la scelta è del tutto coerente col criterio attuale di non selezionare autori classici o opere note e conosciute perché la volontà è quella di valutare le competenze e i valori acquisiti (in linea teorica), non la cultura dello studente. Vabbè, mettiamo primo velo pietoso!
Il brano proposto racconta l’esclusione dalla biblioteca pubblica del protagonista, colpevole di essere ebreo. Le domande sul testo hanno chiesto il riassunto (competenza ritenuta ormai fondamentale nelle prove scritte della Scuola secondaria di primo e di secondo grado) e la spiegazione di alcune situazioni, frasi ed espressioni del testo.
Tutto regolare nel “martirio della ragione”. Non è stato chiesto niente in relazione allo stile dell’autore.
Ecco, infine, «l’interpretazione complessiva e approfondimenti»:
«Proponi una interpretazione complessiva del brano di Bassani, approfondendo il tema dell’antisemitismo anche con riferimenti a opere di altri autori che conosci.
In alternativa, proponi una tua riflessione sul tema più generale della discriminazione e dell’emarginazione; anche in questo caso puoi arricchire le tue riflessioni con riferimenti a opere letterarie che conosci».
La tipologia B offre documenti di ambiti differenti che permettano di stendere un articolo di giornale o un saggio breve.
La tipologia B1 (ambito artistico-letterario) riguardava «i diversi volti della solitudine nell’arte e nella letteratura» con brani da De vita solitaria di Petrarca o da Uno, nessuno e centomila di Pirandello o versi di Quasimodo («Ed è subito sera»), di Alda Merini («Piccoli canti»), di Emily Dickinson («1695»).
Purtroppo ad un “mio” non ammesso avevo consigliato il tema della “solitudine”!.
La prova B2 (ambito socio-economico) era sulla creatività, «risultato di una formula complessa, frutto del talento e del caso».
L’ambito storico-politico proponeva l’argomento «masse e propaganda», mentre l’argomento tecnico-scientifico verteva sul «dibattito bioetico sulla clonazione». (Scartato da me perché troppo impegnativo). Qualcuno dei “miei” invece l’ha fatto! Rimango senza parole!
Il tradizionale tema è sopravvissuto solo nella tipologia C (di argomento storico) e D (di ordine generale).
Il tema storico chiedeva di analizzare criticamente l’affermarsi della cooperazione internazionale nel Secondo dopoguerra sostenuta da Alcide De Gasperi e da Aldo Moro.
Infine, la tipologia D proponeva una riflessione sull’uguaglianza «formale e sostanziale nella Costituzione» a partire dall’articolo 3: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese».
Qual è la linea guida di quest’anno?
Quattro temi su sette riguardavano la questione della discriminazione, dell’uguaglianza, della solitudine, della necessità della cooperazione. Chiaro è l’intento di sensibilizzare gli studenti nei confronti di temi come l’immigrazione, l’accoglienza, la diversità.
Ma mi chiedo se l’Esame di Stato abbia una funzione educativa oppure debba valutare un percorso culturale e umano.
Il rischio è quello di ridurre l’iter formativo ad un insieme di valori cui sensibilizzare gli studenti, valori che non siano ben calati in un processo di formazione della persona.
I valori non possono essere mai disgiunti dall’humus all’interno del quale nascono e si sviluppano.
I frutti nascono da un radicamento nella tradizione, da una cultura, termine che deriva dal verbo latino «colo» che significa «coltivare», «abitare», «venerare». Peccato che molti Docenti (la D maiuscola è solo rispettosa) non sono all’altezza di comprendere questo valore…
Nel termine «cultura» risiede questo radicamento nelle proprie origini e nella propria terra, senza il quale non è possibile crescere. Da questo radicamento scaturisce la possibilità di trarre linfa vitale, di germogliare, di crescere nel fusto e di dare frutti di vita buona. (Per la cronaca qualche “mio” studente ha elaborato la propria tesina tenendo presente il termine aristotelico di “vita buona”).
Chi legge le tracce di analisi di testo degli ultimi anni ha l’impressione che il Ministero voglia svecchiare il mondo della letteratura rifacendosi ad autori più vicini ai nostri anni, proponendo testi che spesso non hanno un particolare pregio artistico o non richiedono una particolare conoscenza letteraria.
Quale linea accomuna le tracce di quest’anno a quelle dell’anno scorso?
Nel 2017 tutte le sette tracce riguardavano la natura e, in particolare, il rapporto dell’uomo con la natura o con l’ambiente o il progresso. (Natura, progresso, ambiente… parole stupide e insignificanti).
L’anno scorso la tendenza pronunciata era quella di voler insinuare negli studenti una determinata visione della realtà. Ripeto, non credo che questo sia il compito della prova scritta degli Esami di Stato.
Quali tracce ho preferito quest’anno?
Quali aiutavano di mostrare al meglio le competenze e le conoscenze? Premettiamo che di certo ogni classe ha percorso un iter differente che può aver valorizzato meglio alcuni aspetti e alcune discipline piuttosto che altre. (Lo spero… ma dato ciò che conosco ho i miei dubbi).
Premettiamo che le tracce sono rivolte ad ogni tipo di scuola, dai licei agli istituti tecnici a quelli professionali.
Il profilo dello studente in uscita è, senz’altro, molto differente da una scuola all’altra.
Detto questo, la traccia che ho preferito è stata la tipologia B1 («i diversi volti della solitudine nell’arte e nella letteratura») perché permetteva di mostrare capacità di rielaborazione, di sensibilità e di memoria letterarie, creatività e originalità nell’affrontare il tema proposto.
Anche la tipologia A, pur presentando i limiti sopra evidenziati, offriva agli studenti la possibilità di affrontare autori classici dell’antichità e della contemporaneità. Tacito mostra il suo antisemitismo nelle Historiae, palesa il suo disprezzo per i cristiani negli Annales, ci mostra lo sguardo del popolo dei Caledoni nei confronti dei Romani (in una prospettiva non più romano-centrica). Plinio il Giovane affronta il rapporto con i cristiani nelle lettere indirizzate all’imperatore Traiano. Seneca affronta la condizione degli schiavi.
Potrei continuare a lungo a trattare la questione della discriminazione, dell’emarginazione, dell’antisemitismo negli autori antichi.
Potrei proseguire, poi, con i grandi scrittori contemporanei, da Leopardi a Baudelaire (che nell’albatro vede simboleggiata la figura del poeta), da Verga (i vinti, «Rosso malpelo», Mastro don Gesualdo, etc.) a Pirandello (il folle, il pazzo, Ciaula, etc.).
Quali erano le tracce più rischiose?
Solo uno studente con una solida conoscenza storica sul Secondo dopoguerra poteva affrontare la tipologia C, mentre il tema di ordine generale presentava l’insidia di cadere nella retorica dell’uguaglianza e nella genericità (tipica della nostra attuale mentalità stuida).
Non facili neppure il dibattito bioetico sulla clonazione, la creatività nell’economia, il rapporto tra le masse e la propaganda: richiedevano indubbiamente conoscenze e approfondimenti specifici. Anche in questo caso il grave rischio era quello di proporre riflessioni non corredate da conoscenze puntuali. Ai “miei” l’avevo detto…!