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LA PAURA NEL CUORE



Questa notte eravamo ancora svegli in giardino nel momento, ormai rituale, di questi giorni di vacanza. Anche noi abbiamo sentito il terremoto. Siamo nel cuore di questa "mia", nostra, povera Italia. E una ferita al cuore fa sempre male. C'è un altro terremoto che colpisce e ci ricorda la nostra intrinseca fragilità, del nostro territorio e più ancora del nostro essere uomini.


Lì dove si incrociano Lazio, Umbria, Marche ed Abruzzo vive qualcosa di tutti noi. E' lì che la nostra storia è passata e ha lasciato segni inconfondibili di sé: basta osservare quei piccoli centri meravigliosi che si affacciano qua e là abbarbicati sui Monti Sibillini, i monti Azzurri cantati da Leopardi.

Anche l'Europa deve qualcosa a quelle terre, Benedetto, padre del monachesimo occidentale e patrono d'Europa, è nato a Norcia, inconfondibile borgo di un'Italia ricca di storia, cultura, arte e fede.


Questa notte su questo cuore d'Italia c'è stato il terremoto.


Le ferite al cuore sono quelle che fanno più male perché non toccano solo il corpo, ma sono anche quelle che, in certo senso, segnano l'anima, il nostro io più intimo. Ci cambiano, per cui niente è più come prima. Lo è innanzitutto per chi non c'è più, lo è per chi vede distrutta la propria casa, le proprie cose, il proprio quotidiano andare. Ma lo è un po' per tutti noi che dell'Italia, di quell'Italia ricca di storia, cultura, arte e fede, siamo figli.


Il cuore dell'Italia, il centro Italia, è senza dubbio la terra dei grandi Maestri di vita. Un luogo geografico solcato, irrigato e seminato, dalla presenza ancora viva di Francesco e Chiara di Assisi, di Benedetto da Norcia e di Caterina da Siena, quelli che ricordo adesso. L'eredità spirituale e culturale che queste personalità hanno lasciato è, a ben riflettere, qualcosa che ha segnato non solo il nostro modo di essere e pensare, ma anche le pietre e le strade su cui abbiamo costruito le nostre case. Negarlo è voler dimenticare. Negarlo è voler togliere una possibile risposta di senso anche a tragedie come quella del terremoto di questa notte.


A questi Grandi del nostro meraviglioso Centro Italia chiedo il coraggio della fiducia, perché il silenzio della preghiera possa alleviare il dolore del cuore che la nostra fragile umanità, da sola, non può comprendere. Grande Italia, ti voglio bene!

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