NAVA/DIDATTICA
PER RI-COMINCIARE BENE... CON L'AUGURIO
CHE POSSA ACCADERE QUALCOSA DI BELLO!
LETTERA APERTA AI MIEI STUDENTI PER IL NUOVO ANNO SCOLASTICO 2024/2025
Un nuovo inizio scolastico per quasi otto milioni di studenti. Intanto, le statistiche ci dicono una situazione giovanile allarmante, tra diffusione di alcol, droghe, pornografia, ecc. In che modo può aiutare la scuola? L’insegnante deve coniugare professionalità e umanità, in modo che i ragazzi possano sentirsi fiorire e mettere i propri talenti al servizio di tutti.
Carissime e Carissimi,
quando qualcuno che amiamo compie gli anni, abbiamo il desiderio di porgergli con grande affetto i più sinceri auguri. Questo accade anche per altre ri-correnze come il Natale, l’inizio di un anno nuovo, più in generale quando comincia una nuova avventura.
Che cosa dice l’espressione «augurio»? L’etimo latino ci aiuta a cogliere la bellezza del termine. Il verbo latino augere significa «aumentare», «accrescere»: l’augurio è la sincera speranza che l’esperienza che sta per iniziare possa migliorare la tua persona, farla crescere, permetterle di diventare più pienamente umana. Credo, quindi, che non ci sia modo più bello e vero per iniziare un anno scolastico che quello di augurare ai propri studenti un buon anno partendo da un pensiero, da una citazione, da un auspicio.
Qualche tempo fa uno studente, di cui ero suo coordinatore, mi scrisse: «Oggi lei ci ha letto una lettera, un augurio che l’anno scolastico che trascorreremo insieme possa essere bello e pieno di grandi occasioni di vita. È la prima volta che un insegnante mi fa un augurio di questo tipo. Di solito nella prima lezione gli insegnanti ci spaventano prospettandoci tutto quanto dovremo studiare e le fatiche che dovremo affrontare. Spero di non deludere il mio nuovo professore». Mi ha molto colpito quel ragazzo, perché con parole semplici ha mostrato il segreto dell’apprendimento: il rapporto di fiducia e di affetto che si crea tra due persone. Se un bambino non vuole deludere la propria mamma o il proprio papà, se uno studente non vuole disattendere le aspettative dell’insegnante, se un ragazzo è colpito dall’adulto e comprende che questi cammina con lui nell’affascinante avventura della scoperta della realtà, allora il cammino della crescita spaventa meno, diventa conquista e apertura di una nuova finestra sulla vita.
In questi giorni che ri-cominciano vorrei partire da questo augurio: la gioia di un nuovo inizio!
Lo scrittore Cesare Pavese nel suo Il mestiere di vivere ha scritto: «È bello vivere perché vivere è ricominciare, sempre, ad ogni istante».
Questa frase di Pavese descrive, credo, lo spirito giusto con il quale è possibile riprendere l’avventura della scuola. Per tutti, Docenti e Studenti, non è possibile ricominciare, varcare la soglia di un’aula, incontrare compagni e colleghi, professori e alunni, senza essere animati dal desiderio che possa accadere qualcosa di grande nelle giornate.
Il desiderio (= dal verbo latino “de-siderare", derivante - come anche il termine “considerazione” - dal sostantivo “sidera = stelle" + la preposizione “de”; cioè: “ricavare qualcosa dalle stelle", nel senso di “contemplare le stelle per sapere se avverrà ciò che si spera"): termine entrato nell’uso comune per indicare semplicemente la volontà (v.), ma spesso in modo attenuato, ipotetico, relativo a un bene (v.) non assolutamente necessario.
Questa è la chiave perché i docenti possano affrontare le lezioni, l’incontro con nuovi studenti animati da quello stesso entusiasmo e da quella trepidazione che provavano il primo giorno di insegnamento. Altrimenti, come non farsi prendere dalla monotonia, dal cinismo, dal sentimento comune che tanto non cambierà mai nulla? Come si può costruire qualcosa di grande e di bello, come far sì che l’anno scolastico sia un’occasione di costruzione di umanità, di incontri di umanità? La scuola non è un luogo di semplice trasmissione di informazioni e di cultura, di disciplina e di discipline.
La scuola deve essere un luogo in cui l’io del ragazzo e della ragazza si sente fiorire, crescere, germogliare nel desiderio che la propria persona possa scoprire i propri talenti e metterli al servizio di tutti. Perché ciò avvenga è indispensabile che si rimetta al centro la persona, che si viva l’avventura dell’insegnamento come scoperta. Sì, scoperta di sé e scoperta dell’altro, scoperta di un cuore che accomuna il ragazzo e la ragazza all’insegnante che si avvicina per la prima volta alla cattedra o, viceversa.
Tra i corridoi delle scuole già da settembre, si vedono spesso volti stanchi, disillusi, spesso senza speranza. Prima ancora che ai giovani, la speranza manca troppo spesso a noi adulti.
Scrive uno dei più grandi papi del nostro tempo, Benedetto XVI: «Alla radice della crisi dell’educazione c’è […] una crisi di fiducia nella vita».
La sfida di un nuovo anno scolastico sia allora quella di domandare che sia ri-animato e vi-vificato quel desiderio di insegnare e di imparare che avevamo il primo giorno di scuola.
Come fare allora? Il metodo è questo: non avere risposte preconfezionate, ma camminare in una compagnia piena di entusiasmo e di desiderio di vita. L’uomo e la donna crescono, diventano più vivi e responsabili laddove incontrano altri uomini e donne che hanno il desiderio di conoscere e affrontare la vita. In questo modo nasce una compagnia.
Non fidiamoci del fatto che la cultura e la società di oggi ci dicono che essere adulti significhi essere autonomi e fare da soli. Non fidatevi, ragazzi, dell’istinto che avete di fare da soli perché vi sentite grandi.
Cammina davvero e apprezza il cammino compiuto solo chi ha un maestro e una compagnia, ragazzo, ragazza o adulto che sia. La bellezza che si incontra nella vita deve essere condivisa con gli altri: non è un imperativo morale astratto, ma una necessità innata del nostro cuore. Lo capiamo nell’esperienza quando siamo in un luogo bellissimo o facciamo un’esperienza stupenda e sentiamo l’urgenza di comunicarlo alle persone che ci sono più vicine e amiche.
Noi siamo un regalo per l’altro e l’altro è un regalo per noi. Dobbiamo prendere forte questa consapevolezza di essere un dono e di accogliere l’altro come dono! L’augurio che possa accadere qualcosa di bello! Quando si ri-comincia qualcosa con questa domanda, che possa accadere qualcosa di bello nelle giornate, possiamo essere insegnanti o studenti, sono convinto che le ore trascorrono con un’intensità maggiore. Quando ripartiamo da questa aspettativa, gli incontri che facciamo nelle giornate e le lezioni non diventano obiezione, ma occasione.
Tutto il dramma del lavoro e dello studio risiede in questa prospettiva duplice con cui possiamo affrontare la vita: se quanto accade è per noi un fastidio da scansare quanto prima oppure una circostanza con cui il mistero della realtà ci educa, ci fa crescere, ci chiama sempre più a riconoscere la bellezza, la bontà e l’amore verso le ore, i giorni, le settimane, i mesi, che ci è dato vivere.
Buon inizio!
Carissimo,
un consiglio per fare meno fatica a studiare...,
e per acquistare
il tesoro della scienza:
non voler entrare
subito in mare,
ma arrivarci attraverso i ruscelli,
perché è dalle cose più facili
che bisogna pervenire
alle più difficili.
Questo dunque è l'avviso mio, che ti servirà di regola.
Voglio che tu eviti
i discorsi inutili;
abbi purezza di coscienza;
non trascurare la preghiera;
ama il raccoglimento;
sii cordiale con tutti;
non essere curioso
dei fatti altrui;
non avere eccessiva familiarità con alcuno,
perché essa genera disprezzo
e dà occasione di trascurare
lo studio;
non divagare su tutto;
cerca di imitare gli esempi
delle persone rette;
non guardare chi è colui
che parla,
ma tieni a mente tutto ciò
che di buono egli dice;
procura di comprendere
ciò che leggi ed ascolti;
certificati delle cose dubbie
e studiati di riporre
nello scrigno della memoria tutto ciò che ti sarà possibile;
non cercare, infine
cose superiori alla tua capacità. Seguendo queste norme,
metterai fronde
e produrrai utili frutti
dove il Signore
ti ha destinato a vivere.
Mettendo in pratica
questi insegnamenti,
potrai raggiungere la mèta
alla quale tu aspiri. Addio.
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(Tommaso d'Aquino,
Lettera ad un giovane studente)
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