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NAVA/L'ETA' GREGORIANA

Dopo il predominio dell’impero sul papato (nel periodo dei Carolingi e degli Ottoni) si ha la supreniazia del papato, conquistata nel secolo XI con Gregorio VII, e difesa nei secoli XII e XIII con Innocenzo III e Bonifacio VIII, attraverso dure lotte contro l’impero. La lotta per la libertà della Chiesa, improprianiente limitata alla questione delle investiture laiche, vede protagonisti gli uoniini più rappresentativi dell’epoca: papa Ildebrando e l’imperatore Enrico IV. Ma essa è preceduta da un radicale rinnovamento spirituale della Chiesa per opera dei monaci e del clero.
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L'abbazia di Cluny fu fondata nell'omonimo paese dell'allora regione della Borgogna il 2 settembre dell'anno 909 (o meno probabilmente nel 910), quando il duca di Aquitania e conte d'Alvernia (nella Francia centrale), Guglielmo I detto il Pio, fece dono di un grande possesso fondiario a un abate, Bernone, che fu incaricato di costruirvi un monastero.

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Gregorio VII, (Ildebrando di Soana) (Soana, 1020 – Salerno, 25 maggio 1085)

1. LA RIFORMA MONASTICA DI CLUNY
ll programma della grande riforrna interna della Chiesa nasce sul terreno monastico: un movimento lento che si sviluppa silenziosamente in piccoli centri e nella quiete dei monasteri benedettini. Parecchi sono i circoli di rinnovaniento religioso: nell’ltalia meridionale con il monaco Nilo (910 ca - 1004); la fondazione di Camaldoli da parte di Romualdo (952 ca - 1027) e di Vallombrosa con Giovanni Gualberto (995 ca - 1073); nell’alta Lorena, nella Foresta Nera, nell’eremitaggio di Fonte Avellana con Pier Damiani (1007-1072).

 
Ma il principale Centro di rifornia fu il monastero di Cluny nella Francia centromeridionale, fondato nel 910 e sottomesso direttaniente al papa. Qui risorse a piena vita l’antico ideale monastico secondo la Regola di san Benedetto, grazie soprattutto all’azione intelligente e feconda dei suoi abati Odilone (1049) e Ugo il Grande (T 1109) che per sessant’anni diresse l’abbazia, portandola all’apogeo: alla sua morte, Cluny aveva trecento monaci e quasi duemila monasteri dipendenti, sparsi in tutta la Cristianità.
 
L'esempio di vera pietà, di abnegazione eroica, di costante fedeltà alla professione influì enormeniente su tutti gli altri monasteri che si collegarono fra loro in una specie di federazione.

Questo vasto movimento monastico preparò la via alla riforma del clero: sorse un "partito" degli "amici della rifornia" molto esteso e potente, assai benemerito per il suo dinamismo.
 
Con Ildebrando, divenuto papa Gregorio VII, il programma di rinnovamento assunse un’importanza mondiale perché venne portato nel cuore della Chiesa: alla riforma monastica ed ecclesiastica si aggiunse la rifornia totale, cioè la liberazione della Chiesa dal potere terreno.
Le fondazioni benedettine riuscirono a incidere profondamente per il fatto che i papi concessero loro l’esenzione dalla giurisdizione vescovile: tale affrancamento dai vescovi, per lo più simoniaci, permise una libera iniziativa dei monaci, i quali, per altro, vivevano all’insegna del motto: "Riformiamoci per riformare la Chiesa". Essi divennero anche l’anima della riforma episcopale, compiuta da alcuni grandi vescovi dell’ltalia settentrionale e della Francia. In questo movimento furono coinvolti anche i religiosi laici, uomini e donne, in gran quantità, così che è stato scritto: "In un senso profondamente autentico, la Chiesa occidentale si era monasticizzata».
la riforma di cluny
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