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Aprire le clausure per salvare ebrei.
Lo volle Pio XII
È il settembre del 1943, i nazionalsocialisti tedeschi occupano Roma.
Si scatena la caccia agli ebrei. A partire dal mese di ottobre quei ricercati, non sapendo più a che santo votarsi, chiedono ospitalità alle strutture cattoliche che ancora (e sempre) godono di una sorta d’immunità territoriale di fatto.
Ma molti degl’istituti religiosi cui si rivolgono sono monasteri e conventi di clausura; clausura rigida, come si usava all’epoca, inviolabile e insindacabile. Ai religiosi si pone un drammatico caso di coscienza: violare il voto per ospitare degli sconosciuti, nemmeno cattolici, con grande pericolo per tutti, oppure rimanere fedeli alle promesse senz’alcun rispetto umano?
Il dilemma si fa lacerante. Dura però poco, perché la risposta arriva in fretta. Le porte della clausura vengono spalancate. Sì, ma chi ha dato il permesso? Qualche frate o monaca caritatevole?
Ne nasce una querelle che per anni inonda giornali e libri tra polemiche serrate, accuse e smentite, mezze verità e troppe calunnie, e come sempre gran concorso di malizia fattasi talora sicumera nel cercare in tutti i modi di separare il capo supremo della Chiesa Cattolica, l’“arcigno” e “duro” Pio XII, dalla bontà estemporanea di qualche cattolico “fuori dai ranghi” onde cacciare il primo ‒ rinominato “Papa di Hitler” in virtù di una sua inesistente complicità nella Shoah ‒ nell’infermo laico della cristianofobia e salvare i secondi in un improbabile paradiso di buonismo mondano.
Dopo decenni d’illazioni e di falsità, le clausure di monasteri e conventi sono tornate a riaprirsi offrendo a tutti l’incontrovertibile realtà documentale dei fatti.
Lo racconta un importante documentario curato da Antonello Carvigiani e diretto da Andrea Tramontano, Lo vuole il Papa.
L’ordine di aprire immediatamente le clausure fu dato dal Papa in persona, che sicuramente dovette anzi superare certe comprensibili resistenza, preoccupate del grande pericolo in cui la Santa Sede veniva così a mettersi.
Ci sono le testimonianze, ci sono i documenti conservati nella cronaca del monastero dei Santi Quattro Coronati a Roma, nelle note storiche del monastero di Santa Susanna, nel registro della cronaca del monastero di Santa Maria dei Sette Dolori e nel diario di guerra della comunità dell’Istituto di Maria Bambina.
Lì è scritto a chiare lettere che fu il Papa a voler concedere l’asilo agli ebrei perseguitati. Seguono addirittura i nomi e i cognomi degli ospitati.
Quale rischio abbiano corso quei religiosi e persino il Papa nel mettere tutto per iscritto (quasi presagendo che un giorno sarebbe tornato utile) lo si può solo immaginare.
Documenti unici, preziosissimi: altre testimonianze tanto esplicite non esistono.
In bella calligrafia come si usava un tempo, nella cronaca del monastero dei Santi Quattro Coronati si legge: «In queste dolorose situazioni il Santo Padre vuole salvare i suoi figli, anche gli ebrei, e ordina che nei monasteri si dia ospitalità a questi perseguitati e anche le clausure debbano aderire al desiderio del Sommo Pontefice».
Nei monasteri e nei conventi gli ebrei perseguitati vivevano nascosti.
Tutti avevano nomi e documenti falsi, spacciandosi spesso per nipoti o cugini di alti prelati.
Qualcuno era giunto al luogo dell’agognato asilo su autovetture di questo o quel cardinale, con relativo salvacondotto.
Quando nazisti e fascisti bussavano alle porte volendo investigare, frati e monache tornavano a serrare con fermezza le clausura: non uno riuscì a violarla. «Lo vuole il Papa».
All’interno, gli ebrei si nascondevano. Quando uscivano nei chiostri per qualche ora di aria fresca, venivano vestiti da suora per proteggere le proprie identità.
5mila e più persone furono salvate così, ospitate nelle 200 case religiose romane che si aprirono appositamente per loro tra l’ottobre del 1943 e il giugno del 1944. Poi il 4 giugno gli Alleati entrarono a Roma, e questa storia finì bene.
La verità non ha prezzo.
Un docufilm sul salvataggio
di 5mila ebrei nella Roma occupata dai nazisti. Furono ospitati da 200 case religiose
di clausura.
Lo volle Pio XII.
E così il docufilm Lo vuole il Papa
smonta l'ennesima leggenda nera
sul "Papa di Hitler".