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NAVA/IL PENSIERO MEDIEVALE

 

 

Le invasioni barbariche succedutesi in Occidente per un lungo periodo provocarono la riduzione della circolazione e della conoscenza del pensiero greco, che pure era stato alla base della filosofia romana sia della riflessione dei primi Padri della Chiesa. Questo fatto spinse gli intellettuali del tempo più a "riorganizzare" i frammenti della sapienza antica che a produrre un proprio pensiero originale. In questa opera di riorganizzazione un ruolo fondamentale fu assunto dalle scuole, che erano nate proprio come luoghi di trasmissione della cultura destinata alla formazione del clero e dei funzionari mperiali.

Qui sotto troverai la suddivisione della filosofia medievale in quattro grandi periodi.

Clicca sulle singole voci d'interesse. In fondo alla pagina poi trovi la cronologia dei vari filosofi trattati in questa sezione.

Nel corso del XI secolo rinasce lo studio della logica e della dialettica aristoteliche e Berengario di Tours osò utilizzarle con spregiudicatezza nelle questioni teologico-religiose.

Questo risveglia inevitabilmente la disputa sul rapporto fede-ragione suscitando le ire dei tradizionalisti, come Pier Damiani, che si oppongono con tutte le forze a tali innovazioni senza peraltro alla lunga poterle impedire.

Questa fase preparatoria é contraddistinta da oscurità culturale e tentativi di rinascita e offre la prima organizzazione delle scuole e della cultura. Fu merito di Alcuino aver organizzato l’istruzione in tre gradi: 

a. si insegna al giovane a leggere e a scrivere nonché le nozioni elementari del latino volgare e lo si introduce alla Iettura della Bibbia;

b. studio delle 7 arti liberali: trivio (grammatica, retorica, dialettica) e quadrivio (aritmetica, geometria, astronomia, musica) e lettura di alcuni autori pagani e cristiani;

c. studio approfondito della Sacra Scrittura.

A questo periodo appartiene il prmo grande teologo e filosofo della Scolastica: Scoto Eriugena.

Occam è l'ultima figura della filosofia medievale, ma è anche, nello stesso tempo, colui che di questa filosofia ne ha causato la fine, ripudiandone le basi su cui si fondava: il valore universale e obbiettivo della conoscenza umana e l'armonia tra fede e ragione.

 

Gli storici situano la fine del Medio Evo e gli inizi dell’età moderna nei secoli XIV e XV. E in quel periodo di tempo, in eifetti, che si dissolvono gli elementi caratteristici dell’eta medioevale, per cedere il posto ai principi ispiratori dell’epoca moderna.

Due sono gli elementi caratteristici della civiltà medioevale: sul piano politico, l’unione delle popolazioni cristiane sotto la guida di un unico sovrano e l’accettazione della fede come base della co-stituzione civile (Sacro Romano Impero).

Sul piano culturale, l’armonia tra fede e ragione, con la subordinazione della seconda alla prima.

Ora, nei secoli XIV e XV, l’unità politica dell’Europa si sgretola mentre si affermano i vari stati nazionali: la Francia, l’Inghilterra, l’Ungheria, la Spagna, il Portogallo, ecc.; il Sacro Romano Impero non controlla più che una minima parte delle nazioni cristiane; la respublica christiana si è disciolta. La fede cessa di essere il fondamento delle costituzioni e dei codici civili. Il papa non è più la massima autorità a cui devono sottostare e a cui possono fare appello tutti i membri delle nazioni cristiane (dai semplici cittadini all’imperatore).

L’impero si è frantumato anche e soprattutto perché l’autorità del Papa è venuta meno.

Altrettanto accade anche sul piano culturale. La fede cessa d’es sere il sostegno e il lievito della cultura europea. Gli interessi degli uomini del Quattrocento si rivolgono con sempre maggior insistenza verso la terra, e sempre meno verso il cielo  sono tesi a scoprire le regioni ancora sconosciute del mondo e a comprendere le leggi profonde della natura.

La ragione proclama la sua autonomia non soltanto nel campo delle scienze ma anche in quello della filosofia.

In tal modo, gia il secolo XIV segna praticamente la fine di quel movimento filosofico vastissimo ed imponente, sorto dall’incontro tra filosofia greca e cristianesimo. Tale incontro, durante il periodo patristico, si era specificato come sintesi tra la visuale cristiana e la filosofia di Platone, mentre nel periodo scolastico si era concretizzato come sintesi tra la visuale cristiana e la filosofia di Aristotele.

Questo mirabile connubio tra fede e ragione che pur con qualche difficoltà e vari screzi era durato per ben quattordici secoli, si avvia ormai verso la rottura.

Realizzando quell’autonomia dell’indagine filosofica dalla fede, gia annunciata in linea di principio da Tommaso d’Aquino, gli autori del XIV e XV secolo raggiungono conclusioni che discordano apertamente con quelle della teologia o, quanto meno, non le confermano affatto.

La filosofia cessa cosi, anche di fatto, di fungere da "ancella della teologia". Imprese come quelle di Agostino, Tommaso, Scoto di elaborate una visione globale delle cose, in cui la verità rivelata si salda armonicamente con quella conquistata dalla ragione, diventano impensabili oltre che impossibili. 

 

 

 

In questo periodo assistiamo alla diffusione e all’affemazione in Europa della cultura araba.

In tal modo l'Europa, che finora aveva conosciuto le opere dei grandi filosofi del mondo greco solo grazie alle sintesi di Boezio e ai pochi testi disponibili (Timeo di Platone, Isagoge di Porfirio, Categorie di Aristotele), puo finalmeute riscoprire le grandi opere di Aristotele, grazie all’opera dei commentatori arabi, Avicenna e soprattutto Averroé.

Cio provoca aspre polemiche e da luogo a ripetute condanne dell’aristotelismo da parte della Chiesa.

Lo stesso aristotelismo si divide in due correnti:

- la prima, rappresentata dai maestri laici dell’università di Parigi e dagli averroisti, distingue nettamente la scienza dalla teologia e sostiene che, essendo le due varità diverse e inconciliabili, devono rimanere ognuna confinata nel proprio campo;

- la seconda, rappresentata da maestri domenicani, come Alberto Magno, cercano di conciliare l’aristotelismo con il cristianesimo, proponendo così al pensiero scolastico la sostituzione dell’apparato concettuale platonico-agostiniano con quello aristotclico.

Protagonista principale di questo lavoro fu Tommaso d’Aquino.

 

 

 

 

I FILOSOFI DI QUESTA SEZIONE: CRONOLOGIA

 

  • Giovanni Scoto detto Eriugena (da Eriu=Erin, Irlanda) (800 - 877): fu a capo della scuola palatina sotto Carlo il Calvo, si dedicò alla diffusione del pensiero patristico orientale e tradusse gli scritti dello pseudo Dionigi detto l’Areopagita, che suscitarono scandalo e vennero infine censurati uffialmente.

  • Anselmo d’Aosta. Nato ad Aosta nel 1033, mori a Canterbury nel 1109. Dal 1078 fu abate del monastero di Bec in Normandia e, dal 1093 alla morte, arcivescovo di Canterbury. Delle opere si ricordano il Monologion e il Proslogion.

  • Pietro Abelardo (Nantes 1079 - Chalon-sur-Saone 1142). Maestro di logica e teologia a Parigi si innamorò di una sua giovane allieva, Eloisa, che sposò segretamente. Da lei ebbe un figlio, Astrolabio. La reazione dello zio di Eloisa fu estremamente violenta: fece evirare Abelardo da due sicari. I due amanti si separarono e si ritirarono in convento. Tali vicende sono raccontate nella Storia delle mie disgrazie e l’amore per Eloisa é documentato da un fitto scambio epistolare. Tra le sue opere filosofiche si ricordano: la Dialettica, l'Etica ovvero conosci te stesso, la Teologia cristiana, il Si e no.

  • Bonaventura da Bagnoregio. Nato a Bagnoregio nel 1217, mori a Lione nel 1274. Monaco francescano, nel 1157 fu eletto ministro generale dell’ordine. Dopo essersi formato all’Universita di Parigi, compì numerosi viaggi nei vari paesi europei. Ritornato a Parigi nel 1265, si impegnò nella polemica contro gli averroisti e l'aristotelismo, assumendo come punto di riferimento la tradizione neoplatonica e agostiniana. Sua opera principale é L’Itinerarium mentis in Deum.

  • Tommaso d’Aquino, detto Doctor angelicus, nacque ad Aquino, nel Lazio meridionale. Dopo aver frequentato l’Università di Napoli, entrò nell’ordine domenicano e si trasferì a Parigi, dove frequentò la facoltà di teologia. Dopo un soggiorno in Germania, tornò a Parigi dove insegnò teologia. In seguito alternò periodi di permanenza a Parigi e Napoli. Morì nell’Abbazia di Fossanova nel Lazio nel 1274. Sue opere furono: Summa theologiae. Summa contra gentiles, Sull’unita dell ’intelletto contro gli averroisti, De anima, Quaestiones quod libetales, il De ente et essentia.

  • Giovanni Duns Scoto, detto Doctor subtilis. era nato a Edimburgo nel 1256 e morì a Colonia nel 1308. Studiò prima a Oxford, quindi a Parigi dove diventò maestro di tologia. Cercò di conciliare in una nuova sintesi le due correnti in contrasto del neoplatonismo-agostinsmo e dell’aristotelismo. Il suo tentativo non ebbe successo e fù costretto ad abbandonare Parigi e rifugiarsi a Colonia. Sue opere sono i Commentari ad Aristotele, Opus oxoniense e il trattato De primo rerum principio.

  • Guglielmo di Ockham, detto doctor invincibilis, nacque in lnghilterra nel 1280 e morì a Monaco di Baviera. Dopo aver studiato a Oxford,

    insegnò logica e teologia in diverse scuole dell’ordine francescano. Nel 1324 abbandonò l'insegnamento per recarsi presso la corte papale, che all’epoca si trovava ad Avignone. Accusato di eresia, abbandonò la Francia e riparò in Baviera, presso Ludovico il Bavaro.

     

 

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